Si presentava in posizione massiccia coi pugni sui fianchi a mo’ di vaso da notte, con il mento all'insù e la mascella alla Ridge di Beautiful, sicuro di se, urlava al popolo italiano la loro futura sorte con parole di fuoco, e gonfiava di illusioni i soldati, ignari che di lì a poco sarebbero morti.
Ma prima iniziò bene con diverse grandi idee e molte delle quali
riuscì a completarle, una fu la bonifica dell'Agro Pontino paludoso, sui
giornali fu scritto questa testimonianza:
"La bonifica
dell’Agro Pontino, una zona caratterizzata da paludi, acquitrini e infestata
dalla malaria, si è concretizzata durante il regime fascista, negli anni’30 del
‘900. I lavori sono affidati all’Opera nazionale per i Combattenti che in breve
tempo portano a compimento un lavoro cominciato fin dal tempo degli antichi
Romani. La città di Littoria viene inaugurata da Benito Mussolini il 18
dicembre 1932 a circa un anno dall’inizio dei lavori di recupero dei territori:
la posa della prima pietra risale al 30 giugno 1932."
Come pure Sabaudia fu fondata infatti il 5 agosto 1933 nel quadro della
vasta operazione di bonifica integrale della Palude Pontina, che ha visto la
fondazione di altre quattro città: Littoria (ora Latina) la città capoluogo,
Aprilia, Pomezia, e Pontinia, dopo 253 giorni di lavoro, è stata inaugurata il
15 aprile 1934.
Tirò a lucido il centro storico di Roma dei fori imperiali, fondò la
bella zona dell'EUR
Fu un autore di un tassello della storia.
Gonfio per il potere conquistato, e l'immagine mentale di se lo
ingannò riducendolo a un ricordo col titolo di 'dittatore incapace'.
Cominciò bene, ma il successo lo fece sbandare.
La sua fine ingloriosa appeso per i piedi con la testa all'ingiù,
simile a uno scannamento, ci fa dubitare della frase che diceva come slogan:
"è meglio un giorno da leone che cento da pecora".
Come dice una citazione biblica: "l'orgoglio è prima del
crollo"
Preferisco il proverbio: "è meglio un cane vivo che un leone
morto".
Penso a quel giovane anonimo di vent'anni, obbligato dalla legge e
dall'opinione pubblica che contro il suo volere e in modo ingiusto fu mandato
al fronte della battaglia, e come un automa sparava a chi dall'altra parte era
come un riflesso di se stesso allo specchio, e non sapeva ne a chi, ne come, e
ne il perché, tuttavia in modo inconsapevole premeva il grilletto, ora di Lui
rimane solo il nome inciso sul gelido marmo di una lapide comune al mausoleo.
Uno di quelli morti senza sapere il perché o per chi, era mio
nonno, mio padre era già nato quando mio nonno andò in guerra.
Aspetto la sua risurrezione promessa, l'unico modo affinché abbia
giustizia.
I meriti vanno sempre ai comandanti in caso di vittoria, al
soldato hanno dato la caramella della pensione di guerra alla vedova, la gloria
va sempre al generale Cadorna.
Proibito era pensare con la propria testa, e rifiutarsi di
partecipare a questa carneficina era inaccettabile, poiché la punizione era la
prigione, e nei tempi più remoti la fucilazione, un ricatto violento, uno
schiacciamento della propria volontà di pace.
La morale è che: la motivazione della guerra fatta per difendere
la propria libertà e per evitare il sopruso dei violenti è una scusa per
organizzarsi in modo offensivo, il dialogo è più ragionevole, ma purtroppo
finché esistono alcuni seduti e protetti nella stanza dei bottoni, che hanno il
potere su altri e che il sangue versato non è il proprio, continuerà il
sacrificio degli innocenti.
Esiste tuttavia una speranza in
Isaia 2:4
"Trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falcetti per
potare. Le nazioni non alzeranno la spada l’una contro l’altra, né impareranno
più la guerra."
Trasformare letteralmente le armi in attrezzi di lavoro, ora
diventati robot, è la soluzione giusta e prossima.